Il Milan della stagione 2017/2018 sembrava essere destinato a buoni traguardi sportivi ma invece si trova in una crisi nera senza via di uscita. La sconfitta contro l’Hellas Verona è uno dei tanti momenti più bassi di questa annata sportiva, insieme al pareggio con il Benevento e alla sconfitta in Europa League con il Rijeka.

Ripensando al mercato estivo sembrava che i milioni sonanti investiti dalla nuova proprietà cinese potessero dare ossigeno ad una società gloriosa ma in difficoltà da diversi anni. Alcune scelte discutibili ed altre interessanti avevano posto le basi per una stagione di transizione e rinascita della società rossonera. A partire dall’allenatore, Montella, tecnico onesto e con qualità, ma ancora forse non adatto ad essere il perno, il collante di un ambiente bisognoso di una figura forte di riferimento e con la mentalità vincente per avviare un nuovo ciclo, il Milan si trova in una fase di stallo sia dal punto di vista dei risultati sia dal punto di vista della programmazione sportiva.

DA MONTELLA A GATTUSO

I risultati sotto le attese del tecnico campano gli sono costati l’esonero ed al suo posto è stato chiamato come allenatore Gennaro “Rino” Gattuso, grandissimo calciatore, ma scelta discutibile dal punto di vista manageriale. Il suo unico risultato apprezzabile come allenatore è stata la promozione dalla Lega Pro con il Pisa, retrocesso senza attenuanti l’anno successivo nel campionato di serie B, nonostante una situazione societaria piuttosto proibitiva. Gattuso ha una personalità molto grintosa ed è un uomo spogliatoio. Ma forse tatticamente lascia a desiderare la sua impostazione e la sua mancanza di esperienze in un campionato difficile come la massima serie italiana. Non ci si può, d’altra parte, aspettare che il cambio a metà stagione di un tecnico faccia miracoli, invertendo di colpo i risultati di una stagione parzialmente compromessa.

A Gattuso servirebbe, per maturare professionalmente come tecnico, una realtà societaria relativamente tranquilla e senza pressioni dove poter fare la giusta gavetta sportiva. Nei fatti la stagione di Gennaro Gattuso era iniziata in maniera promettente con la Primavera rossonera. Come del resto capitò al suo ex-compagno di squadra Inzaghi, lanciato subito, dopo una breve esperienza in Primavera, tra i grandi della serie A. C’è il rischio per il grintoso allenatore calabro di dover affrontare una stagione che potrebbe avere risvolti molto negativi dal punto di vista sportivo per il Milan e mortificanti dal punto di vista personale.

MERCATO NON POSITIVO

Un accenno al mercato e alla rosa attuale è imprescindibile in un’analisi dei punti deboli del Milan in questa stagione sportiva.I maligni potrebbero pensare che il problema della società sia nell’ambiente e nelle scelte di mercato a volte non efficaci, se non deleterie. Il primo acquisto degno di biasimo è Leonardo Bonucci. Un acquisto di circa 40 milioni di euro non può fornire prestazioni così negative. Arrivato a Milano come il nuovo leader del Milan, si è reso responsabile di errori grossolani non degni di un giocatore della nazionale di calcio. Forse era il caso di investire la metà di quella cifra su un giovane promettente da far crescere fin alla consacrazione? Forse si poteva far un colpo in Sud-America portando in casa un giocatore di prospettiva affamato?

Un altro fatto negativo è rappresentato da Zapata. Da anni, gioca nel Milan con strafalcioni difensivi che non sono accettabili. Ricordiamo durante questa stagione la partita in trasferta contro la Sampdoria (con assist al cugino): se qualcuno avesse ancora dubbi! Interessante l’esterno Ricardo Rodriguez, propositivo, voglioso di mettersi in mostra con azioni sulla fascia sinistra. Totalmente inutile l’acquisto di Borini, giocatore adatto a squadre di bassa classifica, come lo era il Sunderland e ormai in una fase statica da diversi anni. Un enfant prodige tornato alla cruda realtà quando il Liverpool lo cedette definitivamente al Sunderland nel 2015. Pochi gol, poca incisività. Quasi un ectoplasma. Perchè?

Musacchio ottimo difensore, ha sofferto problemi fisici durante questa prima fase della stagione, ma senza dubbio, una volta ripresosi ad alti livelli sarà (forse) l’uomo in più per la difesa milanista. Hakan Chalanoglu è un incompreso, o meglio ha trovato pochi spazi con Montella, inserito in un sistema di gioco forse non adatto alla proprie caratteristiche tecniche. Fatto sta che il ragazzo di enormi potenzialità calcistiche, come dimostrato in Bundesliga, si sta rivelando una delusione per l’ambiente rossonero.

GIOVANI E NON SOLO

Un’altra grossa scommessa sfortunata è stata Andrea Conti. Arrivato e subito infortunato ai legamenti crociati a settembre, l’ex Atalanta avrebbe potuto essere una delle armi in più in difesa. Potrebbe essere un’occasione questa per far maturare con minuti di gioco il giovane Calabria, utilizzato ad intermittenza, ma dalle qualità notevoli. In attacco, oltre l’ottimo Suso che si riconferma giocatore in ascesa non si capisce, invece, gli innesti di Kalinic. L’ex Fiorentina infatti è a tratti inoffensivo e con poca dimestichezza con il gol. Il croato sembra la brutta copia del giocatore di Firenze. Sicuramente, gli assist dei compagni non sono spesso dei migliori, ma l’attaccante è spesso impalpabile in fase offensiva.

Degno di nota è il giovane Cutrone, promettente e affamato. Meriterebbe di giocare ancora di più per l’impegno, l’attaccamento alla maglia dimostrato e i goal realizzati. Sperando che il giovane non si riveli un altro Alberto Paloschi, con partenza di fuoco e carriera in discesa già a 27 anni. Una chance la meriterebbe Andres Silva giocatore come Calhanoglu di indubbie qualità. I giocatori portoghesi in alcuni casi necessitano di un periodo di adattamento al campionato italiano da non sottovalutare. Infine il centrocampo è stato migliorato ma a tratti gli innesti stanno rendendo meno di quello che dovrebbero fare (Biglia e Kessiè). Montolivo ormai lo si conosce e non c’è bisogno di alcun commento a riguardo.

Una valutazione di favore chi scrive vuole indirizzarla al “povero” Josè Mauri, dal 2015 al Milan nel ruolo della riserva perenne. Manciate di partita per un giocatore messosi in luce come titolare al Parma Calcio a soli 18 anni e che in un Milan di questo tipo dovrebbe avere almeno la chance di giocare come subentrante o come prima scelta in match non di cartello. Fortunatamente per lui, sempre che a gennaio arriverà la cessione del ragazzo verso altre realtà in grado di valorizzarlo al meglio.

DONNARUMMA

Infine, crocevia della stagione sportiva milanista è la vicenda di Donnarumma. 6 milioni di € per un neo diciottenne fanno rabbia soprattutto a chi quelle cifre non le vedrà mai in tutta la propria vita. Bisogna, d’altra parte, dire che per essere competitivi in Europa gli ingaggi dei giovani campioni sono simili e per come sono messe le cose un mancato adeguamento degli emolumenti del portierino lo porterebbe verso altri lidi con maggior disponibilità economica. Arrecando un grave danno sia alla società rossonera sia al calciatore esposto senza filtri a realtà con pressioni mediatiche di ogni tipo e senza un ambiente (quasi) familiare in cui gli viene perdonata la qualunque visto il talento dimostrato.

Sulla vicenda del fratello Antonio, non desta scandalo il fatto che venga messo in rosa un parente di un calciatore affermato. Il Milan, infatti, ha in rosa Juan Mauri, fratello di Josè. Ha avuto Digao, fratello del campione Kakà. Ha avuto Harvey Esajas, amico fraterno di Seedorf e così dicendo si possono trovare in tutte le società del mondo vicende analoghe. Il portiere Antonio Donnarumma non bisogna dimenticare che è stato cresciuto nelle giovanili del Milan ed è una buona riserva. Sarebbe un ottimo portiere per una squadra provinciale di serie A o per una buona squadra di serie B. Ipotizzando, in conclusione, che Donnarumma venisse ceduto, magari a 70 milioni di euro (un ottimo affare per la società rossonera) chi ci dice che la stessa situazione non si ripresenterebbe con il baby-campioncino Plizzari tra un anno? Dunque sta alla dirigenza, al buon senso di Raiola e di Gianluigi trovare la chiave di volta per non esasperare la vicenda mediatica e il futuro sportivo di questo calciatore.

COME USCIRNE

Arrivati al giro di boa della stagione 2017/2018, il Milan ha operato un mercato dispendioso, ma nei fatti senza risultati interessanti fino a questo punto del campionato, attestandosi nella parte bassa della colonna di sinistra della classifica fino a piombare nella parte di destra. La società si trova in un momento transitorio di riassetto organizzativo e di cambiamento. Una nuova dirigenza non ha la bacchetta magica nell’invertire un trend negativo risultato dagli ultimi anni. Sicuramente vedremo nei prossimi anni se con la nuova proprietà cinese, oltre ai milioni, vi sarà la capacità di una pianificazione manageriale. Cosa ormai imprescindibile per il calcio del XXI secolo.

Sono finite le realtà vincenti in cui il presidente-patron-caudillo finanziava da solo la sua società di calcio. Adesso per fare di questo sport una realtà vincente, economicamente fiorente, ci vogliono tre elementi essenziali: Organizzazione societaria, pianificazione aziendale e professionalizzazione delle figure societarie apicali. Premier League docet. La pazienza e il supporto dei tifosi verso la propria squadra ha reso grande il Milan negli ultimi 30 anni e deve continuare anche in questi momenti difficili per chi ricorda il passato, ma di buon auspicio per il futuro.