Due lunghissimi mesi dopo possiamo tornare ad ammirare il Diavolo sul rettangolo verde, impegnato per le due dell’International Champions Cup. Parlandoci chiaro sappiamo bene che il calcio di luglio lascia il tempo che trova e bisogna sempre stare molto attenti ad esaltarsi per una grande vittoria o deprimersi per una brutta sconfitta. Sotto questo punto di vista il Milan ha risposto abbastanza bene a quelle che sono le idee tattiche e le basi del calcio di Marco Giampaolo. Il fatto che dopo appena una decina di giorni di lavoro con il nuovo mister i calciatori abbiano soddisfatto gran parte delle sue richieste fa molto ben sperare. È la prova che c’è entusiasmo ad accompagnare il progetto e tutti remano dalla stessa parte, e che Giampaolo non è l’uomo senza carattere scappato da Brescia a cui molti hanno asserito, per sminuire vigliaccamente uno che ha avuto il coraggio di ripartire dalla Serie C rimettendosi in discussione. Significa che a Marco piace lavorare in silenzio senza fare promesse e proclami e sa entrare nella testa dei suoi uomini, facendosi volere bene e rispettare, solleticando le corde giuste per suonare la sua sinfonia.

Una menzione speciale la merita sicuramente Theo Hernandez. Certamente farà impazzire San Siro con le sue cavalcate palla al piede, è sembrato a tratti inarrestabile. Un terzino così al Milan mancava da tanti anni ma non vogliamo certo scomodare illustri paragoni: il ragazzo va comunque lasciato crescere e ambientarsi. Le sue qualità lasciano intendere la direzione in cui si sta muovendo il mercato del Milan, peccato che per conoscere le qualità dei nuovi arrivi bisogna aspettare il calcio giocato in quanto appena si parla di trattativa avviata fanno notare le feste con le pistole o l’abbigliamento poco consono. Come successo con Kakà, con le battute sul nome o sugli occhiali da commercialista all’arrivo a Malpensa. Una storia già vista insomma, giusto per fare innervosire i tifosi.

La questione Cutrone è molto più semplice di quanto molti non credano: Patrick è prima punta come Piątek, tutti siamo d’accordo che chi debba essere titolare è il polacco. Cutrone vuole giocare com’è giusto che sia per un ragazzo del ’98, a Milano ora non può. Qualora Cutrone avesse deciso che pur di restare sarebbe rimasto volentieri a giocare mezz’ora al mese, il Milan non avrebbe mai potuto permettersi una sua svalutazione. Nei romanticismi a volte vanno trovati dei compromessi, anche per chi da assoluto esordiente ci ha tenuto in piedi per qualche mese, per chi ha deciso l’ultimo derby vinto, per chi al gol assegnato dal VAR contro il Chievo corre a prendersi il pallone, per chi quando segna guarda negli occhi uno a uno i propri tifosi e gode insieme a loro. È per il suo bene in primis, per le nostre casse poi. Con infinito affetto e immensa stima grazie Patrick, e buona fortuna. Uomo vero e sincero, faccia pulita in un mondo di calciatori influencer. “SE C’È IN CAMPO CUTRONE È GOL!”

Cesare, Paolo Cesare, Daniel. Nel Milan per il Milan, il primo Maldini non difensore a vestire la prima maglia mercoledì scorso ha impressionato per tranquillità e semplicità nel fare alcune giocate non banali nel calcio d’oggi, efficaci senza cercare di esser bello da guardare. Dal ’54 i Maldini sono “nei secoli fedeli” al Milan ed i Milanisti fedeli a loro. La speranza è che Daniel possa crescere e ritagliarsi qualche piccolo spazio anche in veste ufficiale, adatto a giocare come trequartista e come seconda punta. La storia non può che farci sognare che sia lui il successore del padre e del nonno. Sicuro che se così dovesse essere, ognuno di noi non vedrebbe l’ora di sentir riecheggiare…”ALZALA DANIEL, ALZALA”.